E’ un bollettino di guerra, dove ogni giorno spariscono, senza nessuna gloria, persone che hanno avuto una storia, costruita con fatica nel tempo e che in un attimo il COVID 19 ha cancellato. Ormai a macchia d’olio l’espansione del virus ha raggiunto ogni posto del mondo, anche quei paesi che, ufficialmente, affermano di essere stati risparmiati dall’invasione.
Gli ultimi numeri, aggiornati ad oggi, ci mettono di fronte ad una realtà davvero crudele: secondo i dati forniti dalla protezione civile i casi di contagio, risultano essere pari a 63.927 di cui 6077 deceduti e 7432 i guariti. Purtroppo non si riscontra un’inversione di tendenza, anche se i contagi sembrano di poco inferiori a quelli dei giorni precedenti.
In Europa tutti stanno correndo ai ripari, seguendo l’esempio della bistrattata Italia, prendendo misure sempre più stringenti per ridurre le possibilità di contagio. La Spagna, con colpevole ritardo, ha intrapreso la stessa strada del nostro paese; i contagi galoppano e i morti aumentano. La Francia, che fino a qualche giorno fa permetteva di poter svolgere manifestazioni con il limite di cinquemila partecipanti prima e cento poi, si è resa conto della gravità della situazione e con il focolaio scoppiato nella regione dell’Alsazia, rischia di ripetere quanto avvenuto in Lombardia. In Germania la cancelliera Merkel è stata sottoposta al test del Covid 19, fortunatamente per lei con primo esito negativo.
In un mondo globalizzato, era naturale che anche il coronavirus avrebbe avuto facilità di spostamento in ogni dove, con l’intraprendenza di chi ha voglia di conquistare il mondo.
E’ partito dalla Cina ( ma i complottisti avrebbero da ridire), ha raggiunto l’Europa, l’America, l’Oceania, parte dell’Asia. Si, solo parte dell’Asia perchè dell’India si sa poco o niente, della Nuova Guinea, Indonesia e tanti altri stati orientali nessuna notizia. La Corea del Sud è diventata, suo malgrado, un modello per stanare il COVID, mentre la Corea del Nord è priva di contagi. Dall’Africa notizie non pervenute.
In Europa e negli Stati Uniti l’Italia era considerata l’untore; certa informazione (vedi la cartina della diffusione del virus pubblicata dalla seguitissima CNN) propagandava che noi italiani avevamo esportato il microscopico essere, facendoci diventare un popolo da evitare.
E pensare che la Francia, con la sua bella pizza tricolore che riportava i colori della nostra bandiera e la Gran Bretagna, che sui social ci trattava come gente che pur di non lavorare sii inventava anche l’infezione da virus, ci sbeffeggiavano, trattandoci come un popolo di fanfaroni e fannulloni.
Ora, però, siamo tutti sulla stessa barca. E non c’è differenza di colore, di nazione, di cultura, di politica; il virus non guarda in faccia a nessuno, ricco o povero, patrizio o plebeo, disciplinato o indisciplinato.
Franco Capizzi